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Questo splendido dipinto, di notevole ricchezza compositiva e qualità pittorica, è stato nel corso del tempo attribuito a Pietro Berrettini – Pietro da Cortona (Cortona 1596-Roma 1669) da Amadore Porcella (Roma) e Paolo Frassetto (Monza); si ha notizia informale di un’attribuzione a Luca Giordano (Napoli 1634-1705) da parte di Enos Malagutti (Milano) e Filippo Di Carlo. Come giustamente viene annotato dall’ultimo proprietario del dipinto “(…)La studiosa d’arte Anna Maria Brizio ha scritto che a Roma Luca Giordano fu colpito soprattutto da Pietro da Cortona, per le sue qualità d’inscenatore di vaste composizioni mitologiche e decorative: e fu Pietro da Cortona, più del Ribera o del Lanfranco, il vero punto d’origine della sua arte. Così si spiega la duplice attribuzione di questo quadro”.In merito a questa duplice attribuzione, propendiamo per l’ambito di Luca Giordano – anche per via di una più tarda datazione del dipinto da collocare verso la fine del XVII secolo. Inoltre, particolarmente suggestivo a fini attributivi pare l’indice puntato dalla figura femminile con il bambino in grembo, indicante con chiaro gesto deittico un terzetto di figure che piuttosto significativamente (e senza concrete funzioni narrative) fanno capolino tra Giacobbe ed Esaù: un bue – simbolicamente l’Evangelista LUCA (Giordano?) e due altri volti – uno più anziano ed uno più giovane (due aiutanti di bottega?)