Leggo in questi giorni notizie di nuovi blitz dei graffitari a Milano, a Pavia ed in altre città della Lombardia. Poiché la Mostra “USA e NON getta” attualmente in corso nella mia Galleria a Casteggio (PV) propone molte opere graffitiste, ne traggo uno spunto di riflessione.
Forse può aiutare un po’ di storia del fenomeno, che “nasce” nella sua forma contemporanea negli Stati Uniti a fine anni ’60 – diffondendosi presto in tutto il Mondo. Era il dicembre 1983 quando la Sidney Janis Gallery tenne a New York la sua POST-GRAFFITI Exhibit (con opere di Haring, Basquiat, Crash, Lady Pink ed altri). Janis mise l’accento sulla valenza artistica del movimento, ponendo quindi in secondo piano gli “effetti collaterali” tacciati di vandalismo. Sempre fertile e vitale, il graffitismo – in tutte le sue declinazioni di Street Art – si è già rigenerato molte volte : ad esempio attorno agli anni ’90 quando, partito dai vagoni della Metro e dai muri, cominciò a colonizzare anche cabine del telefono, cassette postali, cartelli stradali. Il nuovo millennio offre ora al movimento il supporto del web : un grande moltiplicatore e al tempo stesso un grande generatore di confusione.
Mi spiego : internet è per il graffitismo il muro globale, il vagone della metro globale, la visibilità immediata, mondiale, ed a rischio zero, o quasi. Aggiunge in audience ciò che toglie in ispirazione e forza creativa generata dall’adrenalina del gesto proibito ai confini della legalità (esperienza comune a tutti i graffitisti doc). Il web tuttavia è anche un grande livellatore, che toglie ogni barriera d’ingresso : vien meno l’essenziale selezione naturale, personale ed artistica, data dalla “palestra” di strada – chiunque può postare su youtube, su facebook, su ebay, su myspace, qualunque cosa dal capolavoro al più dilettantesco scarabocchio. Il leggendario Tracy168 può aver la stessa visibilità di chi ha impugnato la prima bomboletta ieri : e quanti ce ne sono … L’occhio vergine dell’osservatore può così andare facilmente in tilt da overdose di immagini e suggestioni, e così l’occhio vergine dell’emulatore.
L’occhio allenato ne trae invece conferma che non ci troviamo di fronte ad un fenomeno storicamente compiuto : è un processo in pieno divenire, in cui alcuni writers della prima ora, passata la soglia dei 40 anni o anche dei 50, si rivelano a volte più vitali, frizzanti e creativi degli attuali ragazzi della loro età quand’erano agli esordi.
Proprio questo è il punto : ciò che vediamo sui muri delle nostre città è Arte o scarabocchio? Segui la voglia di emergere autentica, cerca la “fame”, e troverai l’Arte. E’ una regola, con rare eccezioni, sempre valida – ma ancor più valida per la Street Art. I graffiti sono Arte da outsiders, che si “vendica” rendendo outsider di quell’Arte chi ha il sedere troppo al caldo : è una nemesi storico/artistica.
Mi chiedo : quanta “fame” c’è in Italia ? Quanta, se comparata a quella che ancora troviamo negli USA, ma anche in Africa, in Iran, nei Paesi toccati dalla cosiddetta “Primavera araba”? E’ una domanda la cui risposta lascio libera : da quella risposta deriva quasi infallibilmente la catalogazione dei “nostri” graffiti in Arte o scarabocchio.
Luca Sforzini
Galleria Luca Sforzini Arte – Casteggio (PV) – 331-4125138 lucasforziniarte@libero.it